Di cose belle.

Ci sono vari aspetti di questo cambio radicale di cui ancora non ho parlato, e uno di questi sono LE COSE BELLE.

Perché a Dublino, dopotutto, non fa tutto schifo e ci sono cose assolutamente perfette.

Tipo il mio lavoro. E la gente del mio lavoro.

Il mio lavoro è segretissimo, ho firmato un milione di documenti in cui mi comprometto al silenzio stampa fino all’uscita del progetto su cui sto lavorando, però posso dire che è bellissimo. Non solo il lavoro in sé, ma anche e soprattutto la maniera in cui è gestito e la gente che ci lavora con me. Dal capo, ai colleghi, agli altri dipartimenti.

L’aria che si respira è fantastica, io la mattina mi alzo e sono contenta di andare in ufficio. Assolutamente inaudito. Arrivo pure mezz’ora prima per far chiacchiera e perché, accidenti, io lì ci sto proprio bene. Mai successo in vita mia. Mi ritrovo in casa bella e pronta, guardo quanto manca per il treno e sono in larghissimo anticipo, sempre.

Il capo è un francese simpaticissimo, molto alla mano e, anche se fa delle ore assurde ed è stressato da morire, non se la prende mai con gli altri. Ha sempre la battuta pronta ed è un uomo che apprezzo davvero da morire, uno di quei leader che sanno gestire un gruppo di persone con autorevolezza ma lasciando che si crei un buon ambiente.

Il manager del manager (top manager?) è venuto a farci i complimenti di persona per l’incredibile lavoro che siamo riusciti a fare sotto pressione e ci ha fatto recapitare la cena in ufficio mercoledì, catering messicano. Così, come premio a quelli che stanno lavorando su questa cosa. Sono piccole cose ma sono lontane anni luce a quelle a cui ero abituata.

I colleghi sono uno meglio dell’altro e quando arrivo e passo per i corridoi è tutto un salutarsi, abbracciarsi, chiedersi come va come se non ci vedessimo dal giorno prima. Tutti sono amici ma ovviamente si creano vari minigruppi, in genere sempre divisi per lingua. Io con gli italiani mi trovo benissimo e ci scherzo un sacco ma, manco a dirlo, è con gli spagnoli che faccio più caciara. E’ proprio comunella vicendevole, non so se sia una benedizione o una maledizione, ma mi capita sempre così: io e gli spagnoli. Sono quelli con cui vado più d’accordo e mi sento sempre un po’ adottata dal loro gruppo, senza nulla togliere al mio. Mangio con loro, esco con loro fuori dal lavoro, parlo con loro durante il lavoro. C’è poco da fare, c’è una sorta di appartenenza a pelle. E’ talmente ovvio che la gente viene spesso da me convinta che io faccia parte del team spagnolo e oggi il mio capo, dopo 4 settimane che lavoro lì, mi ha candidamente detto ‘scusa, te lo devo chiedere. Sei italiana o spagnola? Ero convinto fossi italiana.

Sono uscita con loro venerdì e sabato prossimo ci sarà il compleanno di un madrileno a cui assisterà praticamente tutta la penisola iberica residente a Dublino. Più me.

Lunedì in Irlanda è bank holiday. Stiamo tutti facendo un sacco di straordinari lavorando tutti i weekend perché siamo alla fine di questo enorme progetto e abbiamo deadlines allucinanti, ma non importa perché l’umore è sempre alle stelle. Arriviamo, cuffie, pc, caffé e via come dei treni. Questo fine settimana mi tocca il sabato, oggi ci hanno chiesto se potremmo andare anche lunedì perché abbiamo l’acqua alla gola. Non ci ho pensato nemmeno per un istante: vengo io. Ne servono tre per lingua, gli altri miei compatroti hanno famiglia e figli e nessuna voglia di stare in ufficio, vengo io volentieri. Tutti a ringraziarmi quando, in realtà, io sono felicissima di andare a lavorare. Uno, perché tanto non sapevo che era festa e già avevo messo in conto di andare (eh!) e due, perché ogni minuto in ufficio è un minuto meno in questa casa.

 

6 commenti

  1. che figo! io invece con gli spagnoli ne’ in erasmus ne’ lavorando a scuola ne’ mai mi ci sono trovata! invece coi trancesi, trac, mi connetto subito!

  2. Wow!!! Sono troppo curiosa di conoscere il progetto a cui lavori!!! Ma resisterò fino a quando non lo potrai dire tu!!! Woooow!!! 😊😊😊

  3. Ricordo anch’io i lavori che facevo con voglia ed arrivavo sempre prima perché mi piacevano le chiacchere pre turno (in aereoporto) o perché il lavoro era cosí bello che non mi pesava alzarmi presto. É bello vivere queste esperienze, ti fan capire che non puoi accontentarti sapendo che i lavori belli esistono. Españoles forever 😉 sti gg in ospedale li ho passati con una famiglia di Málaga. altro che Nerja, i malagueños son gente aperta, amichevole, ti fan sentire parte della famiglia!! e mi han confermato che neanche loro capiscono quelli di Nerja quando parlano, ehehe, quindi non é un problema mio!!!

  4. Bello, bellissimo! 🙂

  5. E meno male, perché il lavoro fa davvero tutta la differenza…
    Io penso di trovarmi bene con gli americani – non l’avrei mai sospettato prima di incontrarne un po’!

  6. Anch’io ho dedicato un post ad una mia (ex) collega: https://wwayne.wordpress.com/2016/09/03/io-e-valeria/. Che ne pensi?

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